Dove riposano i Re Magi
Il Duomo di Colonia: la maniera tedesca di costruire cattedrali
L’antica città renana fu il centro di diffusione in Germania del Gotico francese, che interpretò con soluzioni innovative
La citta dei vescovi- principi e degli agiati mercanti
Colonia (ted. Kˆln), una delle pi_ popolose città tedesche, situata nell’omonima pianura solcata dalle acque del Reno, famosa per gli innumerevoli tipi di birra, per l’Acqua profumata e per uno spassoso Carnevale, vanta un passato memorabile. Fu fondata come ´coloniaª da Agrippa nel 49 d.C., con un primo nucleo fortificato poi munito di torri e, come altre citt‡ istituite o dedotte dagli imperatori romani, conservò quel nome che designava il suo stato originario. Scavi archeologici, condotti nell’area dove oggi si staglia la mole del Duomo, hanno rivelato una serie di avvicendamenti edilizi e tramandano notizia delle origini della diocesi e di un primo vescovo della città, Maternus, menzionato nell’anno 313, il quale decise probabilmente di costruire una chiesa nei pressi del tempio romano dedicato a Dioniso.
Durante il Medioevo, Colonia visse periodi di grande splendore. Le sue vicende furono legate alla monarchia franca: residenza regale dei Franchi Ripuari nel V secolo, divenne capitale del regnum d’Austrasia nel VII, instaurÚ stretti rapporti sia con la dinastia merovingia che con quella carolingia, tanto che Carlo Magno, tra il 794 e il 795, la elesse a sede di un arciepiscopato. Tali privilegi indussero l’arcivescovo Hildebold a promuovere la costruzione di una prima cattedrale, che fu consacrata al patrono San Pietro il 27 settembre dell’anno 870, e sorse sulla chiesa preesistente a ridosso delle mura romane, occupando la parte centrale del sito dell’attuale Duomo. Si trattava di un impianto basilicale a coro bicefalo, della lunghezza complessiva di 95 metri. L’aspetto esterno della primigenia cattedrale Ë raffigurato in una miniatura del Codice di Hillinus (circa 1020), conservato presso la Biblioteca del Duomo e riprodotto attualmente nel mosaico di fattura ottocentesca sul pavimento del deambulatorio del coro.
In seguito, l’arciduca di Lorena Bruno il Grande (953-965) conferÏ ulteriore prestigio alla curia vescovile che esercitava sulla citt‡ un potere di stampo feudale. Ai primi del Mille, Colonia era già un prospero mercato, frequentato dai commercianti immigrati dalla Frisia (poi vi giunsero i mercanti ebrei) e rinomato per i prodotti artigianali tessili e di oreficeria. Nel 1052 papa Leone IX attribuÏ all’arcivescovo il titolo di primate di Germania ma l’autorit‡ ecclesiastica entrÚ dal 1074 in rotta di collisione con il ceto mercantile emergente, ansioso di rivendicare la propria autonomia. Nel primo ventennio del XII secolo fu edificato il municipio mentre, grazie alla privilegiata posizione geografica, che poneva la citt‡ al centro di importanti arterie di comunicazione viaria, si intensificavano le attivit‡ commerciali e andava consolidandosi il patriziato cittadino.
La Traslazione delle reliquie dei Magi e la costruzione del Duomo
Proprio in quell’epoca, precisamente nel 1164, l’arcivescovo Rainald di Dassel organizzÚ la traslazione dei resti mortali dei Re Magi dalla chiesa milanese di Sant’Eustorgio alla cattedrale di Colonia. Tale evento, che comportÚ il secondo trasferimento delle reliquie, gi‡ trasportate nel IV secolo da Costantinopoli a Milano, fu patrocinato da Federico Barbarossa, dopo il lungo assedio condotto dall’imperatore al capoluogo lombardo, e costituÏ un chiaro riconoscimento del ruolo politico-economico cui era assurta la citt‡ renana.
Le sante spoglie dei misteriosi re-sacerdoti d’Oriente calamitarono subito cospicui investimenti, dato che erano in grado di attirare miriadi di pellegrini da ogni parte d’Europa. Furono inialmente riposte in un’arca lignea costituita da tre teche pi_ piccole (due in basso che sorreggono la terza in alto). Rainald di Dassel non esitÚ ad avviare l’ampliamento dell’antica cattedrale che proseguÏ con il suo successore, Philipp di Heinsberg († 1191), che ordinÚ pure la copertura dell’arca reliquiario con oro zecchino, gemme e preziosi camei. I migliori orefici del tempo, tra i quali forse il maestro Nikolaus di Verdun, vi raffigurarono le scene dell’Adorazione e del Battesimo di Cristo, della Flagellazione e Crocifissione, del Giudizio Universale.
Nel corso del XIII secolo, l’arcivescovo si trovava a capo di un vero e proprio principato, detto propriamente Elettorato perchÈ concorreva col proprio voto all’elezione degli imperatori, e i successivi titolari del soglio episcopale lavorarono perchÈ Colonia si dotasse di una delle cattedrali pi_ belle dell’Impero.
L’evoluzione del modello francese
Si decise la costruzione di un edificio radicalmente nuovo, seppure sullo stesso sito della vecchia cattedrale, la cui prima pietra fu posta il 15 agosto del 1248 dall’arcivescovo Konrad di Hochstaden. CominciÚ, o meglio continuÚ, quel working in progress che Ë sempre stata una caratteristica del Duomo. Per i muri di fondazione furono utilizzati i resti della chiesa preesistente e blocchi di pietra basaltica che una volta pavimentavano le strade della citt‡. Oltre cento persone furono impiegate nell’edificazione di questo monumento, guidate dall’ineffabile sapienza del maestro Muratore Gerhard, di cui poco sappiamo, a parte il fatto che si dovette trattare di un autentico genio. Fu lui ad oltrepassare la tradizione romanica dell’architettura tedesca, ad assimilare i grandi prototipi delle cattedrali della vicina Francia, particolarmente quella di Notre-Dame ad Amiens, ad immaginare un’opera d’arte del tutto originale, non tanto nelle tecniche di costruzione quanto nell’effetto spaziale e visivo. Qui si evidenzia come il gotico tedesco non sia mera ricezione passiva di una concezione nuova delle cattedrali importata dalla Francia ma piuttosto lo sviluppo di un autonomo codice estetico. I tedeschi riuscirono a superare gli inventori delo stile gotico nei virtuosismi delle campiture delle vetrate e nell’enfasi straordinaria che esprimevano nei giganteschi campanili. Il Duomo della citt‡ renana, con la sua facciata a doppia torre, gi‡ presente nel progetto originario, scioglie nodi irrisolti nella patria dell’abate Suger e perfeziona soluzioni lÏ escogitate, come nel caso del coro della stessa cattedrale di Colonia rispetto a quello di Amiens. In realt‡, la realizzazione del coro di Colonia rappresenta una singolare combinazione tra il rayonnant della chiesa di Saint-Denis e l’antico gotico dell’Ile de France. CiÚ a dimostrazione di quanto arditi e originali fossero gli architetti tedeschi.
Un cantiere perennemente aperto
Dopo la morte di maestro Gerhard (1260?), il suo progetto fu perpetuato negli anni che seguirono dai maestri Arnold, Rutger, Michael, Andreas di Everdingen, Nikolaus di B¸ren, con la stessa filosofia di fondo: verso il 1265 erano ultimate le cappelle radiali del deambulatorio del Coro e allestito il relativo arredo liturgico. Altre cattedrali tedesche, come quelle di Lubecca, Minden, Verden, Oppenheim, utilizzavano gli accorgimenti adottati a Colonia per il cleristorio, i pilastri, il traforo ecc. Nel frattempo, gli atteggiamenti egemonici dell’arcivescovato tornavano a scontrarsi con le istanze centrifughe della borghesia, che nel 1297 ottenne che Colonia fosse dichiarata citt‡ libera dell’Impero. Le classi mercantili raggiunsero l’acme della potenza nel XIV e XV secolo, con le corporazioni che riuscirono a democratizzare la costituzione nel 1396. Nel 1322 era stato consacrato il Coro ma i lavori avevano subito una battuta d’arresto sino al 1360, epoca in cui si iniziÚ la costruzione della torre Sud della facciata. Nel 1380 si ultimÚ il portale di San Pietro, di gusto boemo; nel 1388, anno di fondazione dell’Universit‡ di Colonia, erano pronte le navate laterali e alla fine del ‘400 furono costruite le volte di sette campate delle navate laterali settentrionali.
La storia dell’edificazione del Duomo prosegue ben oltre il Medioevo, giunge al XVI secolo con la fondazione della torre settentrionale e con l’ultimazione del pianoterra della navata lunga e del transetto, registra una lunga interruzione e termina soltanto nel 1880, anno in cui l’imperatore Guglielmo I pose l’ultima pietra nel fiore cruciforme sulla sommit‡ della torre meridionale. L’assetto definitivo Ë a cinque navate solcate trasversalmente dalle tre navate del transetto. L’integrit‡ dell’edificio Ë stata da poco restaurata dopo aver subito gravi danni a causa dei bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. Colonia, come gi‡ in passato aveva saputo fare dopo la distruzione ad opera degli Alamanni e poi dei Normanni nell’881, ha oggi riconquistato la sua immagine di citt‡ prospera e a misura d’uomo.
Chi si reca ai nostri giorni a visitare il Duomo, punto mediano e crocevia obbligato della citt‡, oltre che rimanere estasiato dalla assoluta perfezione di questo gioiello dell’arte medievale elevato sino a 157 metri dal suolo, puÚ altresÏ constatare personalmente la capacit‡ di Colonia di conservare una continuit‡ tra il nuovo e l’antico, visitando il museo di arte moderna e contemporanea, un interessante spazio per le arti visive che si trova poco oltre la grande cattedrale.
Bari, 25 ottobre 2002
Enzo Varricchio
(giornalista pubblicista e critico d’arte)
Bibliografia minima: L. Ennen, Geschichte der Stadt Kˆln, Colonia, 1863-1880 (5 voll.).
F.R. Erkens, Der Erzbischof von Kˆln und die deutsche Kˆnigswahl, Siegburg, 1987.
Klein, Der Dom zu Kˆln. Die bewegte Geschichte seiner vollendung, Colonia, 1980.
A. Wolff, The Cologne Cathedral, Colonia, 1999.
Chi erano i Magi?
Matteo, l’Evangelista che di mestiere faceva l’esattore delle imposte, Ë l’unica fonte canonica a narrare in aramaico l’episodio dei Magi. Dalle parole di Matteo non emergono i loro nomi nÈ quanti fossero nÈ il significato dei doni recati. Forse proprio tale enigmatico silenzio spiega perchË, dopo duemila anni, il mistero irrisolto dei sapienti evangelici continua ad affascinare. Il fatto Ë che la scarna testimonianza di Matteo viene abbondantemente rimpinguata dalla vasta letteratura apocrifa sull’Epifania e, soprattutto, dalle numerose fonti leggendarie, sviluppatesi da un primitivo modello siriaco-iranico, e proliferate nell’ambito della cultura esoterica, che hanno fatto dei Magi grandi iniziati alla scienza ermetica. In Occidente, ha assunto grande importanza l’Historia Trium Regum del frate carmelitano tedesco Giovanni da Hildesheim (1310-1375), sorta di sintesi romanzata delle tradizioni orientali che ha arricchito di episodi fantastici la biografia leggendaria dei tre.
La parola Magh, in pelvi e zend, lingue dell’antico Oriente, significa “sacerdote in possesso della sapienza donata”, “dominatore degli alti misteri”. Secondo Erodoto, i magoi erano una societ‡ segreta di origine persiana; per i greci e i latini la magia era l’arte dei seguaci di Zarathustra, capaci di interpretare i movimenti e il significato degli astri. Non a caso, il viaggio dei Magi fu guidato dalla stella (una cometa, una nova o una singolare congiunzione astrale?), da sempre considerata segno di un annuncio eccezionale, manifestazione divina. Le pi_ diffuse tradizioni orientali affermano che i Magi ebbero l’annuncio dell’avvento del Salvatore sul “Monte Vittoriale”. Questo luogo sconosciuto, sacro per la religione mazdaica, era la dimora di dodici sapienti, che interrogavano gli astri in attesa del Messia, nonchÈ il punto ove il profeta Zarathustra scrisse il libro dell’Avesta. E’ possibile che la patria dei Magi debba individuarsi nella citt‡ di Sauva in Iran, indicata da Marco Polo quale sede dei loro sepolcri, non lontana dal tempio del fuoco di Takht - i - Sulaiman, epicentro della cultura zoroastrica.
Si trattava di sacerdoti o di re, come riportato dalla tradizione cristiana? L’abbigliamento dei sapienti (mantello e cappello frigio), proprio di alcune caste sacerdotali orientali, confermerebbe che doveva trattarsi di iniziati dell’Asia Minore o iraniani, migrati verso Occidente, anche se la ricchezza delle vesti sembrerebbe far propendere per la tesi della loro dignit‡ regia. Va chiarito che la presunta regalit‡ dei Magi appare totalmente apocrifa, essendo scaturita dalla sovrapposizione di pi_ elementi simbolici, e non concorda con gli altri attributi, prettamente misteriosofici, dei saggi d’Oriente. Inoltre, l’attesa di un Dio “Figlio del Sole” era tipica dei culti dei sacerdoti irano-siriaci, celebrati col fuoco durante il solstizio d’inverno. Nell’antica Roma, il 25 dicembre si considerava il giorno della nascita del sole, festa pagana di origina persiano mithraica, perpetuata da molti rituali eliolatrici. Secondo San Girolamo, nella grotta di Bethlemme, in tempi remoti, si adorava il dio solare Adone-Tamuz. In questa prospettiva, i Magi dovettero essere un ottimo anello di congiunzione tra il paganesimo e il cristianesimo, tra le religioni piromagiche orientali e la nuova fede nel dio unico. Di estremo interesse in tale direzione Ë la versione della storia dei tre personaggi riportata dai Codici Hereford e Arundel, nei quali si asserisce che Erode affidÚ loro anche un diadema e un anello da portare al Figlio di Dio: entrambi gli oggetti erano sacri per il Pantheon persiano.
Altro problema Ë stabilire quanti fossero i Magi e quali fossero i loro veri nomi. Il Vangelo dell’Infanzia Armeno parla di tre re-fratelli. Nel cristianesimo popolare orientale si allude ad un misterioso quarto mago, che non giunse mai a Bethlemme, in quanto si smarrÏ lungo il percorso. Nello Opus imperfectum in Matthaeum (IV secolo d.c.) i Magi sono dodici, come gli Apostoli. I nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre appaiono solo dopo il VI - VII secolo. Il Vangelo degli Ebrei e Nazareni li conosce come Melco, Caspare e Fadizzarda. L’apocrifo siriaco Gadla Adam nomina Hor, Basander, Kursundas. Melchiorre Ë ritenuto il pi_ anziano, Baldassarre il mediano, Gaspare (considerato negroide da alcune tradizioni) il pi_ giovane. Nell’interpretazione simbologica i tre saggi rapresentano le tre et‡ dell’uomo ovvero i tre stadi delle operazioni alchemiche. I doni offerti al Messia rispecchiano la triplice natura del Cristo: l’incenso al dio, l’oro al re, la mirra all’uomo-mortale. Invero, i tre doni si sono prestati pure ad un’interpretazione esoterica: “l’oro degli alchimisti, l’incenso dei sacerdoti egizi, la mirra della taumaturgia mesopotamica e buddista”.
I corpi dei Magi furono tra le reliquie oggetto della ricerca medievale. Elena di Costantinopoli, madre di Costantino il Grande, aveva ritrovato le spoglie mortali degli antichi saggi, considerate oggetto di culto e fonte di protezione divina, e le aveva donate a Eustorgio, vescovo di Milano. Federico Barbarossa le espropriÚ, per portarle a Colonia. Successivamente, il capoluogo lombardo riuscÏ a riottenere alcuni frammenti delle reliquie, che tornarono ad essere venerate nel giorno dell’Epifania solo in epoca recente.
e.v.
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